02-02-2012
Semplificazione dei procedimenti
autorizzativi per gli impianti che producono energia verde e contrasto
al consumo incontrollato di suolo agricolo. Questi gli obiettivi di due
delibere approvate dalla Giunta piemontese: giro di vite sulla
"proliferazione eccessiva" degli impianti a biomasse
Semplificazione dei procedimenti autorizzativi per
gli impianti che producono energia verde e giro di vite su un'eventuale
"proliferazione eccessiva" degli impianti a biomasse sui suoli
agricoli. Sono i provvedimenti contenuti in due delibere messe a
punto in collaborazione con l’Assessorato all’Agricoltura e approvate
lunedì scorso dalla Giunta regionale piemontese nell’ambito
dell’attuazione “Linee guida per l’ autorizzazione degli impianti
alimentati da fonti rinnovabili”. La prima punta a uniformare i procedimenti autorizzativi
superando le differenze presenti sul territorio regionale a beneficio
delle province, enti titolari della competenza autorizzativa e avendo
come principio guida “la tutela ambientale e paesaggistica” con
“importanti garanzie per quanto concerne la salvaguardia dei terreni
rurali, delle tradizioni agroalimentari” piemontesi. La seconda è
intervento finalizzato a evitare, annuncia la Regione in una nota, la “proliferazione eccessiva”
degli impianti a biomasse che potrebbe “dar luogo ad un consumo di
suolo incontrollato con ricadute negative sull’intero comparto rurale”.
Un’azione di contrasto, dunque, che l’esecutivo piemontese guidato dal
leghista Roberto Cota ha attuato individuando i criteri sulla
base dei quali può indicare le aree e i siti non idonei
all’installazione di tali impianti relativamente alle filiere dei
combustibili ligno-cellulosiche, liquidi e del biogas.
Più nel dettaglio, nell’ambito delle limitazioni imposte, sono considerate non idonee all’esercizio di impianti alimentati da fonti rinnovabili le aree agricole più fertili o ad elevato pregio naturalistico, le zone soggette al rischio di dissesto idrogeolico, quelle irrigate con impianti irrigui a basso consumo idrico realizzati con finanziamento pubblico, nonché i territori dei Comuni individuati nell’“Elenco dei Comuni ad alto carico zootecnico” (questi ultimi, per i soli impianti a biogas con potenza elettrica superiore a 250 kW che utilizzano in prevalenza, per oltre il 50% in peso, prodotti agricoli da colture dedicate). Per l’asssessore Regionale all’Agricoltura, Claudio Sacchetto, “vanno sottolineati gli accorgimenti a tutto vantaggio del comparto rurale: all’agricoltore titolare della propria azienda viene lasciata, nei limiti della legge, la libertà per poter edificare il proprio impianto alimentato da biomasse, allo stesso tempo però sono state poste norme e limitazioni precise per evitare che speculazioni esterne possano danneggiare e lucrare in modo intensivo sul mondo rurale piemontese. Un buon lavoro portato a termine per evitare l’incontrollato consumo di suolo agricolo. Misure particolari inoltre sono state adottate per monitorare e tutelare le aree ad elevato carico zootecnico, infine si sono volute scongiurare prima del nascere eventuali interferenze -dovute alla presenza di grandi impianti a biogas- sia sul prezzo di mais e altri combustibili vegetali affini (interferenze che avrebbero potuto danneggiare il regolare approvvigionamento di materie prime da parte degli allevatori) sia la possibile influenza sul costo degli affitti dei terreni agricoli”. (f.n.)
Più nel dettaglio, nell’ambito delle limitazioni imposte, sono considerate non idonee all’esercizio di impianti alimentati da fonti rinnovabili le aree agricole più fertili o ad elevato pregio naturalistico, le zone soggette al rischio di dissesto idrogeolico, quelle irrigate con impianti irrigui a basso consumo idrico realizzati con finanziamento pubblico, nonché i territori dei Comuni individuati nell’“Elenco dei Comuni ad alto carico zootecnico” (questi ultimi, per i soli impianti a biogas con potenza elettrica superiore a 250 kW che utilizzano in prevalenza, per oltre il 50% in peso, prodotti agricoli da colture dedicate). Per l’asssessore Regionale all’Agricoltura, Claudio Sacchetto, “vanno sottolineati gli accorgimenti a tutto vantaggio del comparto rurale: all’agricoltore titolare della propria azienda viene lasciata, nei limiti della legge, la libertà per poter edificare il proprio impianto alimentato da biomasse, allo stesso tempo però sono state poste norme e limitazioni precise per evitare che speculazioni esterne possano danneggiare e lucrare in modo intensivo sul mondo rurale piemontese. Un buon lavoro portato a termine per evitare l’incontrollato consumo di suolo agricolo. Misure particolari inoltre sono state adottate per monitorare e tutelare le aree ad elevato carico zootecnico, infine si sono volute scongiurare prima del nascere eventuali interferenze -dovute alla presenza di grandi impianti a biogas- sia sul prezzo di mais e altri combustibili vegetali affini (interferenze che avrebbero potuto danneggiare il regolare approvvigionamento di materie prime da parte degli allevatori) sia la possibile influenza sul costo degli affitti dei terreni agricoli”. (f.n.)
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